Come agli altri spettacoli, il pubblico plebeo manifestava rumorosamente i propri sentimenti, plaudendo o, al contrario, fischiando il boia. È capitato più volte che il patibolo fu preso a sassate, quando, secondo la folla, l’esecuzione era avvenuta troppo rapidamente.
Le esecuzioni pubbliche erano anche uno spettacolo frequente, perché la pena di morte era applicata quasi sistematicamente. Nonostante le riforme e l’efficace energia di La Reynie, nel tardo ‘600, la criminalità violenta continuava ad imperversare; e solo una minoranza dei criminali avevano da rispondere dei loro fatti davanti ad un tribunale.
I malfattori sapevano, anzi speravano, che, purché rispettassero alcune regole elementari di sicurezza, il rischio di venire preso non era grande. Ma, all’inverso, quei criminali che cadevano nelle mani della giustizia sapevano di dover «lasciare ogni speranza» anche di un trattamento umano. Insomma, la vita di un criminale, fino all’inizio dell’800, si poteva paragonare alla roulette russa: il rischio di perdere era basso; ma chi perdeva, perdeva tutto, a cominciar dalla propria vita. Pochissimi, infatti, i criminali catturati che scampavano all’esecuzione; almeno i maschi.
Si generalizzò allora il costume del «retentum» cioè di fare strangolare il reo dal boia, prima del supplizio, tanto per risparmiargli le sofferenze più atroci. Ed era un cadavere a venire, simbolicamente, bruciato o spezzato sulla ruota.
Il boia procedeva così, a volte su ordine dei giudici, a volte perché segretamente pagato dalla famiglia del giustiziato. Bisognava però procedere “discretamente” (che è proprio la traduzione letterale di “retentum”!), perché se lo notava il pubblico, la sua collera poteva sboccare in una vera e propria sommossa.
Una delle misure «umanistiche» della Rivoluzione, il 3 giugno del 1791, fu di abolire tutti questi supplizi, sostituiti da una nuova macchina: la ghigliottina. Per sanguinosa che ci appare questa macchina, essa costituiva allora un incontestabile progresso, perché recava la morte subito e senza dolore fisico.
Ma la pubblicità delle esecuzioni non fu abolita.
Tengo qui a ringraziare la mia amica Silvia per aver accettato di pubblicare alcuni articoli miei, nel suo interessantissimo blog lamiaparis.com. Rivolgendomi ad un pubblico italiano, ho steso i testi direttamente in italiano. Ma non si tratta ovviamente della mia lingua materna, e sono, nuovamente, grato a Silvia di avere corretto i miei strafalcioni più grossi. Va però ricordato che eventuali errori rimangono della mia sola responsabilità.
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