È da poco iniziato l’autunno, e non posso non ricordare l’autunno a Parigi, con un misto di incanto e di nostalgia.
L’autunno è senza dubbio la stagione che preferisco, in generale anche in Italia: non c’è più il caldo torrido estivo e non ancora il freddo gelido invernale, c’è una temperatura ideale, e per me che sono allergica ai pollini, non ci sono tutti i fastidi della primavera. Inoltre, in autunno capita anche il mio compleanno e solo questo gli dà 100 punti in più! 😉
Quando abitavo a Roma in realtà non apprezzavo questa stagione come adesso. È vero che le temperature erano più miti e si stava meglio rispetto alle altre stagioni, ma se giravo per la città mi sembrava tutto uguale, non c’erano tante altre differenze tra un periodo dell’anno e l’altro.
Ma differenze di cosa?
Di paesaggio. Eh sì, torno a parlarti di paesaggio.
Non dobbiamo dimenticarci che anche il paesaggio urbano cambia, e non solo in funzione degli edifici ristrutturati o delle nuove costruzioni o dei lavori stradali. Una città è fatta anche di spazi verdi, giardini pubblici, viali, e una città come Roma, che è tra le più verdi d’Europa, non ne parliamo!
Ebbene, il volto della città cambia con le stagioni, perché segue l’abito fiorito, rigoglioso, ocra o spoglio che le piante indossano durante tutto l’anno.
Ma dicevo che a Roma tutta questa varietà non l’ho mai percepita tantissimo. Perché a Roma la maggior parte delle piante sono sempreverdi: i famosi pini di Roma, i lecci, le magnolie, gli oleandri, le palme (eh sì, un tocco di esotico che a Parigi se lo sognano). Ecco, se togliamo i platani, che sono caducifoglie e che quasi monopolizzano i filari stradali della città, diciamo che a grandissime linee la vegetazione a Roma è molto rigogliosa e verdeggiante tutto l’anno. Ovviamente ci sono aiuole e giardini fioriti, ci sono un sacco di altre specie di tutti i tipi, colori e provenienze, e io ora non sto certo facendo un censimento della vegetazione presente a Roma. Voglio solo dire che la città è più o meno sempre uguale e macroscopicamente verde tutto l’anno.
Parigi no. A Parigi gli alberi che ho nominato prima non ci sono, la vegetazione mediterranea lì su non ci arriva, tanto meno quella di zone ancora più calde. Pini, lecci, palme… credo di non averne mai visti. A Parigi ci sono i castagni, i faggi, i frassini, gli aceri, i platani, i salici, i ginkgo… E l’autunno è la stagione più bella perché i parchi si colorano di tinte giallo-arancio, rossastre e marroncine. Piano piano le foglie cadono, ma prima che gli alberi siano del tutto spogli c’è un momento in cui i colori autunnali vestono le loro fronde e creano anche un tappeto a terra, che si mescola al verde brillante dei prati ed emerge sul grigiore dei marciapiedi.
L’autunno a Parigi è passeggiare scaldati dal sole e rinfrescati da un’arietta che comincia discretamente a farsi sulla pelle via via più pungente.
Quante volte sono andata a spasso, attraversando Parigi in lungo e in largo, approfittando di giornate tiepide, dove il caldo e il fresco non sono mai troppo fastidiosi e si può godere della città a tutte le ore. Quante volte, armata di felpina e pinocchietti, mi sono fermata al Jardin du Luxembourg ai bordi del bacino centrale, seduta sulle tipiche sedie verdine in ferro, a sonnecchiare o a leggere un libro, rigorosamente con gli occhiali da sole che, ci crediate o no, a Parigi fanno sempre comodo.
Parigi in autunno è vestirsi a cipolla, è usare un po’ tutto il guardaroba, dalle infradito ai maglioni. In tre mesi si accompagna gradualmente la città dall’estate all’inverno. Lo si sente tutto il cambiamento, ma non ci son mai le punte di afa o di gelo delle stagioni più estreme. E non solo si sente: si vede!
Come dicevo prima, in questo periodo un concerto di colori manifesta prepotentemente il passare del tempo. E convivono macchie di verde e sfumature di arancio che risaltano ancora di più davanti al bianco e al grigio scuro dei palazzi haussmaniani dai tipici tetti in ardesia. Fino poi a confondersi di nuovo, quando i venti invernali avranno spogliato i rami del tutto, lasciando solo un’intricata trama bruna a fare da filtro al paesaggio parisien.
I palazzi di Parigi sembrano fatti a posta per questa stagione. In inverno, infatti, si perdono tra i colori grigi di cielo e strade, le nuvole cariche di pioggia e gli alberi spogli, in un paesaggio che sembra in bianco e nero; in primavera e in estate quasi stonano dietro ai colori brillanti degli alberi verdi e in fiore.
In autunno c’è un contrasto e insieme un equilibrio perfetto. I colori di questa stagione si sparpagliano a terra e invadono il grigiore dell’asfalto; il verde acceso è mitigato e pian piano lascia il posto a colori più caldi, che bilanciano la pietra fredda delle architetture parigine. In autunno sono belli anche i temporali. Quando il cielo plumbeo si fonde con i tetti parigini, e le strade bagnate si fanno ancora più scure, i gialli e i rossi degli alberi autunnali si accendono come fiamme nella notte, vive note di colore in un’atmosfera cupa.
Passeggiare a Parigi in autunno… Il tempo passa, il verde si fa biondo, e poi castano, e quando cammini ti abbraccia in una cornice sfumata di fuoco; è la vegetazione stessa che ti scalda il cuore, mentre l’aria frizzantina e i tetti spioventi ti ricordano che sei in una città nordica e che non ci si può tanto scoprire.
È un’atmosfera unica, che impregna tutta la città di quiete e frescura.
Contrasto ed equilibrio. All’inizio di questa stagione ci sono meno turisti rispetto all’estate: meno caos, meno eventi all’aperto man mano che l’aria si raffredda. È un momento di respiro. La vitalità estiva si ferma, il tran tran quotidiano dei bimbi a scuola riprende il suo corso, ancora qualche picnic dei parigini lungo la Senna agli sgoccioli di bel tempo.
E poi, se la natura si fa sempre più silenziosa, la città si rivolge al Natale e si ravviva di preparativi. Gli abiti pesanti riprendono il loro posto nei cassetti, e si accendono le luci dei Marchés de Noël.
Sarà che io vengo da Roma, e la bellezza di questa metamorfosi urbana così graduale ed evidente mi è nuova e mi affascina. Se poi la protagonista e, al contempo, il teatro di tale capolavoro è la mia Paris, non posso non averne un ricordo così, misto di incanto e di nostalgia.
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Commenti
Bello bello bello! Mi ha fatto venir voglia di andare a Parigi!