Notre-Dame e “moi”

Scrivo questo articolo a pochi giorni dall’incendio che il 15 aprile 2019 ha bruciato la parte superiore di Notre-Dame de Paris, facendo scomparire guglia e tetto e danneggiando parte delle volte e degli interni.

Non voglio ripercorrere la storia ultracentenaria di questa splendida cattedrale, né voglio parlare della sua futura ricostruzione; quello che vorrei raccontarvi ora è molto personale, è il ricordo che io ho di questo luogo unico. Forse la mia esperienza non ha nulla di eclatante, ma è mia, e siccome qui vi parlo della mia Paris, mi permetto di condividerla con chi vorrà leggerla.
Per me Notre-Dame non è solo “un monumento”, non è solo la “storia del paese” o tutti gli altri appellativi che le sono stati dati. Per me Notre-Dame è un pezzo di vita, della mia vita, un luogo che ho incontrato più e più volte nelle mie giornate parigine, che ho osservato da vicino e da lontano, che ho vissuto, frequentato come si frequenta la casa di cari amici.
Quando sono arrivata a Parigi, nel 2013, erano in corso i festeggiamenti per i suoi 850 anni, e per l’occasione era stata installata una struttura a gradoni di fronte alla facciata. Era piuttosto brutta a mio avviso, non ne capisco tuttora il senso: un affare mastodontico molto vicino alla facciata, che infastidiva la visuale dal fondo del piazzale. Ma era fatta così, e ce la siamo tenuta tutto l’anno…

In effetti però era comoda per sedersi frontalmente più vicino, altrimenti le panche fisse disposte sul parvis sono laterali o abbastanza lontane. 
In occasione della Fête de la Musique 2013, inoltre, uno dei concerti è stato fatto proprio di fronte a Notre-Dame, e quella gradonata è stata ideale per far sedere tutto il pubblico.

Confesso che tante volte anch’io ne ho approfittato per fermarmi – seduta – col naso all’insù a contemplare incantata ogni pietra, ogni statua, ogni vetrata, ogni decoro della facciata di Notre-Dame!
Quando venni a Parigi la prima volta, nel lontano 1994 (avevo 9 anni), quella facciata doveva essere la ciliegina sulla torta di tutte le cattedrali gotiche viste in quei giorni nel tour francese che stavo facendo con la mia famiglia in camper. 
E invece era tutta incartata! In restauro. Già, come quest’anno, ma non ci fu nessun incendio allora.

Fu un po’ una delusione non vedere l’esterno della facciata, sebbene il resto del soggiorno parigino (e soprattutto Disneyland dopo!) mi consolò delle impalcature.
Ma mi rimase sempre quel desiderio di rivedere Notre-Dame “libera”, e nelle mie successive visite a Parigi non persi mai occasione per visitarla dentro, fuori, sopra…
Nella mia vita a Paris, ogni volta che potevo fermarmi a guardare Notre-Dame era come se avessi una piccola rivincita sul passato, uno sbaffo a quelle impalcature che da bambina me l’avevano nascosta.
Era bella Notre-Dame, da tutti i lati e da tutti i punti di vista. Era bello passare lì il tempo. Magari anche con un libro in mano, perché a stare sempre con la testa per aria poi viene il torcicollo! Così mi immergevo nella lettura e poi, per riposare la vista, sollevavo lo sguardo, illuminandomi di fronte a tanta bellezza. Ed era bello passeggiare là davanti, passando dal quartier Latin al Marais avanti e indietro, a tutte le ore del giorno e della notte.

Notre-Dame dallo square Giovanni XXIII

Uno dei luoghi che preferivo per rintanarmi a leggere era il giardino che conduce dietro l’abside. Uno degli ingressi è proprio accanto alla cattedrale, guardando la facciata a destra, dove ora si trova una statua raffigurante San Giovanni Paolo II, installata il 25 ottobre 2014.
Passavo là davanti, accanto a una striscia di giardino tra aiuole fiorite e giochi per bambini e arrivavo nello square Giovanni XXIII, dotato di una calma surreale. Non mancavano certo i turisti, non mancavano neppure i bambini, ma l’atmosfera che respiravo lì era sempre di silenzio, compostezza, pace.
Amavo sedermi in una delle panchine e leggere il libro o la rivista di turno, in quel luogo riservato all’ombra degli Ippocastani, all’ombra di Notre-Dame. Da lì c’era una splendida vista sul retro della cattedrale, e me ne innamoravo sempre di più.
Quanto ho vissuto quel giardino! C’era anche il wifi gratuito e mi faceva molto comodo, soprattutto i miei primi mesi a Paris, quando non avevo ancora una Sim francese.
A proposito, se può esservi utile, un altro angolo verde con wifi gratuito e con vista su Notre-Dame è lo square René Viviani, rive gauche, di fronte al Pont au Diable. Su quella piazza hanno fatto anche uno dei Marché de Noël parigini, piccolo e ben delimitato, sotto lo sguardo protettore di Notre-Dame.
Square René Viviani, rive gauche, con vista su Notre-Dame de Paris

Le torri di Notre-Dame

Le torri, cos’era Notre-Dame da sopra le torri!!! Tre ore, dico, TRE, di fila per salire. Ma poi, wow! Tutto a piedi ovviamente, su scale a chiocciola che quando le facevi di filato in discesa uscivi dalla torre barcollando…
Ma lassù in cima, toccare i gargoyle e le campane, vedere la piazza dall’alto, le persone piccoline, e ripeterti “io pochi minuti fa ero lì sotto!”; vedere la fila di gente che attende l’ingresso in cattedrale, magari sotto un sole cocente; vedere la Senna, i bateaux mouches, il traffico lungo le strade, la Torre Eiffel lontanissima, i tetti di Parigi dall’alto, il tetto di Notre-Dame da vicino… quel tetto che oggi non c’è più.

Souvenirs da Notre-Dame...

Per me Notre-Dame non è solo un luogo turistico che visiti con interesse direttamente proporzionale al tempo che hai per vedere tutta Parigi; per me è una presenza costante che ha accompagnato tutta la mia vie parisienne, e a cui sono legati alcuni preziosi ricordi.

15 agosto 2013

Quando mi sono imbucata a una processione colossale per la festa dell’Assunzione e ho fatto un bellissimo giro nel quartiere: da Notre-Dame alla Conciergerie, da Place Saint Michel al lungo Senna, circondata da stendardi e gente in mantello…

24 giugno 2014

Quando ho partecipato a un’ordinazione sacerdotale il giorno dei Santi Pietro e Paolo, e sono finita per prendere un aperitivo all’ombra dell’abside di Notre-Dame, su un prato riservato a cui non accede normalmente nessuno.
Dovete sapere che per me, che sono di Roma, il 29 giugno è di default un giorno festivo, e l’idea di doverlo passare come un giorno qualunque mi lasciava un po’ di amaro in bocca. Per fortuna sono riuscita a festeggiare lo stesso!
E mi guardavo attorno, chiedendomi incredula come fossi finita a brindare in quel luogo privé di Notre-Dame, dove vanno solo i parigini, quelli veri! 
Mi guardavo intorno e vedevo le forme imponenti dell’abside, le guglie, gli archi di Notre-Dame a un passo da me.
Ed era casa mia!

aprile 2014

Quando ho fatto Parigi-Chartres in bici in un giorno e mezzo col gruppo di Saint Germain des Prés. Un pellegrinaggio su due ruote, una pedalata di circa 100 km (del tutto fuori allenamento).
E il ritrovo di noi, 50 giovani promettenti ciclisti, era lì, sul parvis di Notre-Dame.
Ricordo ancora quando, dal XVème dove abitavo, mi sono avviata di buon mattino con la mia bici fresca di noleggio, e pian piano, cartina alla mano, sono sbucata sul boulevard Saint Michel, e da lì, Ile de la Cité, Notre-Dame. Era solo la prima tappa del percorso, anzi, la tappa “zero”, e già mi sembrava di essere giunta alla mèta.
Partiti dal punto zero di tutte le strade francesi, dal cuore di Parigi, arrivati il giorno dopo alla cattedrale di Chartres, pronti a festeggiare e, nel mio caso, cantare.
Point zéro des routes de France

novembre 2013/14/15

Quando ho cantato a Notre-Dame…

Cantare a Notre-Dame de Paris

Eh sì, cantare, perché cantavo nel Petit Choeur di Even, a Saint Germain des Prés. E grazie a questa chorale ho avuto il privilegio di cantare non solo nella cattedrale di Chartres, ma anche a Notre-Dame de Paris. Per tre volte.
Non ripercorrerò ora tutti gli eventi, ma ricorderò l’emozione, che emozione, di sedermi nel coro di Notre-Dame, i miei spartiti in mano, tra le soprano (non vi aspettate la Callas eh, è solo che in qualche modo raggiungevo le note più alte…), di fronte a un’orchestra di giovani professionisti della musica. E cantare, avvolta dalle voci di altri bravissimi coristi e dalle note che da quegli strumenti salivano fino alle arcate più alte e riempivano l’atmosfera.
E belli erano anche i preparativi. 
Come in ogni evento che si rispetti, il dietro le quinte ha sempre un fascino che le folle di spettatori non possono percepire. E non potrò mai dimenticare quell’accesso laterale alla cattedrale da dove non entra mai nessuno (almeno, non i “comuni turisti”), le sale in cui depositare strumenti, giacche e spartiti, i bagni ritagliati nella pietra, un labirinto di scale e locali riservati agli “addetti ai lavori”, la cattedrale deserta e in penombra, tutta per noi… E il brindisi finale sul retro, nel giardino riservato di cui sopra, in notturna, illuminati dalle luci di Notre-Dame.
Ricordo anche i controlli straordinari dopo l’attentato del 13 novembre 2015. Dovevamo cantare proprio qualche giorno dopo, e i controlli all’ingresso in cattedrale quella sera erano da guerra. Sotto la pioggia, a svuotare la borsa sperando non si bagnassero gli spartiti. C’era davvero molta tensione, io non ero proprio tranquillissima, ho scoperto di non avere minimamente il coraggio dei Francesi.
Cantare a Notre-Dame è stata una delle cose più belle che mi siano capitate a Parigi. 
Notre-Dame de Paris, non solo un monumento, non solo la storia di un paese, ma una parte indelebile della mia vita.
Vederla in fiamme è stato come se bruciasse un pezzo di casa mia, come se andasse a fuoco San Pietro, o il Colosseo. 
Ma non finisce qui, Notre-Dame sarà ricostruita.
Spero solo che, nel progetto di restauro, si abbia rispetto per il passato; che poi, fino al 15 aprile 2019, era il presente di tutti.
Nel frattempo, anche se ferita, Notre-Dame continuerà a vegliare su Paris, perché nonostante tutto è ancora in piedi, imponente e maestosa come sempre.

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