Una delle (tante) cose che sappiamo fare noi e solo noi – scusate, ma sono un po’ campanilista – e che in Francia e in tutto il mondo ci invidiano e tentano (invano) di imitare, è
il GELATO.
Non che a Parigi si mangino gelati cattivi… no. Però te li fanno pagare col sangue e allora non c’è più gusto. Un po’ come coi caffè.
Tuttavia, anche la storia del gelato italiano è in qualche modo legata alla Ville Lumière.
Le leggende sulla nascita del gelato sono varie e un po’ contrastanti: quello che è certo è che l’inventore del gelato fu italiano, ma a contendersi il titolo ci sono due fiorentini e un siciliano: in ordine cronologico, il pollaio cuoco
Ruggieri, l’architetto
Bernardo Buontalenti e il pescivendolo
Procopio Cutò.
È più probabile che il primo gelato fu inventato da
Ruggieri per un concorso alla corte dei Medici a Firenze a metà ‘500, per poi essere diffuso direttamente a Parigi dove era approdata, nel 1533,
Caterina De’ Medici, futura regina di Francia, con tanto di cuoco-gelataio al seguito.
Anni dopo, nel 1559, l’architetto e inventore fiorentino
Buontalenti avrebbe perfezionato la ricetta di Ruggieri e diffuso il gelato ancora di più.
Solo un secolo dopo, intorno al 1670, il siciliano
Francesco Procopio Cutò emigrò a Parigi in cerca di fortuna, accompagnato solo da una rudimentale sorbetteria, avuta in eredità dal nonno. Dopo aver lavorato in un caffè come garzone, Procopio aprì un suo locale e successivamente rilevò un caffè in quella che poi divenne la rue de l’Ancienne-Comédie, dove si trova ancora oggi il
Procope, ora ristorante.
Nel suo locale, oltre al caffè Procopio serviva anche il nuovo dessert freddo, già conosciuto alla corte Reale, ed ebbe così il merito di renderlo alla portata di tutti e non solo della nobiltà. Nel frattempo, aveva anche francesizzato il suo nome in
François Procope de Couteaux (che in francese significa “Coltelli” e si pronuncia “Cutò”). Il suo caffè è considerato il più antico Café parigino.
Trovandosi vicino alla Comédie Française, il Procope era un punto di ritrovo di attori e personale di teatro, ma pian piano divenne in voga anche tra gli intellettuali. Come una sorta di “Café littéraire”, i clienti potevano trovarvi i pochi giornali esistenti all’epoca, ma anche carta e inchiostro per commentare e discutere: tra un gelato e l’altro ovviamente!
Come dicevo nell’
articolo su Les Halles de Paris al punto 2, pare che gli Enciclopedisti amassero frequentare i caffè parigini e vi si ritrovassero per parlare del loro progetto scientifico-letterario. A proposito del Procope, si dice che molte delle voci dell’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert siano state composte ai suoi tavoli, e non è un caso se tra esse si ritrova anche il “gelato”.
Procopio morì a Parigi nel 1727, ma il suo locale ebbe fortuna anche nei secoli successivi e fu frequentato dalle maggiori personalità della cultura e della storia francese: in particolare, oltre agli enciclopedisti già citati, si ricordano molti scrittori del XIX secolo (Honoré de Balzac, Victor Hugo, Oscar Wilde, George Sand, Paul Verlaine…) e numerosi precursori e protagonisti della Rivoluzione Francese. Alla fine del XVIII secolo, quando il Procope si chiamava temporaneamente Café Zoppi (dal nome del suo gestore dell’epoca), molti patrioti e uomini di cultura erano soliti frequentarlo e, sempre secondo leggende popolari, pare che da qui partì l’ordine di attaccare le Tuileries nel 1792.
Tracce di quel periodo rivoluzionario si ritrovano ancora oggi nel ristorante “Le Procope”: l’indicazione del bagno non è il classico “uomini – donne”, ma “Citoyens – Citoyennes” (cittadini/e).