Quell’inutile e mostruosa torre Eiffel…

Chi mai avrà osato definire la Torre Eiffel “inutile e mostruosa”?
Ebbene, negli anni della sua costruzione, i contemporanei di Gustave Eiffel non presero molto bene quella nuova architettura dai connotati fortemente “industriali”, una nota stonata in una melodia di edifici storici, lineari e ordinati.
Molte furono le critiche di artisti e letterati dell’epoca, ho già citato i duri commenti di qualcuno nell’articolo La Tour Eiffel, una Dame di #130anni.
Ma è senza dubbio la “Protestation contre la Tour de M. Eiffel” pubblicata ufficialmente sul giornale che aggredì il progetto della torre neanche fosse un ecomostro…
Qui sotto riporto il testo – non integrale – della lettera, con la mia traduzione a fronte, e a seguire la risposta di Gustave Eiffel.

Estratto della “protesta contro la Torre del Sig. Eiffel”, 14 febbraio 1887 sul giornale “Le Temps”

“Nous venons, écrivains, peintres, sculpteurs, architectes, amateurs passionnés de la beauté jusqu’ici intacte de Paris, protester de toutes nos forces, de toute notre indignation, au nom du goût français méconnu, au nom de l’art et de l’histoire français menacés, contre l’érection, en plein cœur de notre capitale, de l’inutile et monstrueuse tour Eiffel, que la malignité publique, souvent empreinte de bon sens et d’esprit de justice, a déjà baptisée du nom de tour de Babel. (…)

“Siamo qui, scrittori, pittori, scultori, architetti, amatori appassionati della bellezza di Parigi, finora intatta, per protestare con tutte le nostre forze, con tutta la nostra indignazione, nel nome del gusto francese incompreso, nel nome dell’arte e della storia francesi minacciate, contro l’erezione, in pieno centro della nostra capitale, dell’inutile e mostruosa torre Eiffel, che la malignità pubblica, spesso impregnata di buon senso e di spirito di giustizia, ha già ribattezzato col nome di “torre di Babele”. (…)

La ville de Paris va-t-elle donc s’associer plus longtemps aux baroques, aux mercantiles imaginations d’un constructeur de machines, pour s’enlaidir irréparablement et se déshonorer ? (…). Il suffit d’ailleurs, pour se rendre compte de ce que nous avançons, de se figurer un instant une tour vertigineusement ridicule, dominant Paris, ainsi qu’une noire et gigantesque cheminée d’usine, écrasant de sa masse barbare (…) tous nos monuments humiliés, toutes nos architectures rapetissées, qui disparaîtront dans ce rêve stupéfiant.
Et, pendant vingt ans, nous verrons s’allonger sur la ville entière, frémissante encore du génie de tant de siècles, nous verrons s’allonger comme une tache d’encre l’ombre odieuse de l’odieuse colonne de tôle boulonnée”.

La città di Parigi finirà per essere associata alle barocche, mercantili fantasie di un costruttore di macchine, e imbruttirsi irreparabilmente e disonorarsi? (…). Per rendersi conto di ciò che diciamo, basta immaginare un attimo una torre vertiginosamente ridicola, dominante Parigi, così come una nera e gigantesca ciminiera, schiacciando con la sua massa barbarica (…) tutti i nostri monumenti umiliati, tutte le nostre architetture rimpicciolite, che spariscono in questo sogno stupefacente.
E per vent’anni, vedremo stagliarsi sulla città intera, ancora tremante per la genialità dei secoli passati, vedremo stagliarsi come una macchia di inchiostro l’odiosa ombra dell’odiosa colonna di lamiera imbullonata”.

La risposta di Gustave Eiffel

Eiffel rispose alla protesta degli artisti in un’intervista accordata a “Le Temps” il 14 febbraio 1887, che riassume bene la sua teoria artistica:

“Je crois, pour ma part, que la Tour aura sa beauté propre. Parce que nous sommes des ingénieurs, croit-on donc que la beauté ne nous préoccupe pas dans nos constructions et qu’en même temps que nous faisons solide et durable, nous ne nous efforçons pas de faire élégant ? Est-ce que les véritables conditions de la force ne sont pas toujours conformes aux conditions secrètes de l’harmonie ? (…) Or de quelle condition ai-je eu, avant tout, à tenir compte dans la Tour ? De la résistance au vent.

“Da parte mia, credo che la Torre avrà una sua bellezza propria. Pensate che, siccome siamo ingegneri, non ci preoccupi la bellezza nelle nostre costruzioni e che nel momento in cui le facciamo solidi e durevoli, non ci sforziamo di farle eleganti? Non sono forse le vere condizioni della forza sempre conformi alle segrete condizioni dell’armonia? (…) Ora, di quale condizione ho dovuto prima di tutto tener conto nella Torre? Della resistenza al vento.

Eh bien ! Je prétends que les courbes des quatre arêtes du monument, tel que le calcul les a fournies (…) donneront une grande impression de force et de beauté ; car elles traduiront aux yeux la hardiesse de la conception dans son ensemble, de même que les nombreux vides ménagés dans les éléments mêmes de la construction accuseront fortement le constant souci de ne pas livrer inutilement aux violences des ouragans des surfaces dangereuses pour la stabilité de l’édifice. Il y a, du reste, dans le colossal une attraction, un charme propre, auxquelles les théories d’art ordinaires ne sont guère applicables”.

Ebbene! Sostengo che le curve dei quattro lati del monumento, così come il calcolo le ha fornite (…) daranno una grande impressione di forza e di bellezza; poiché esse tradurranno agli occhi l’audacia del progetto nel suo insieme, così come i numerosi vuoti presenti negli elementi stessi della costruzione accuseranno la costante preoccupazione di non lasciare inutilmente alle violenze degli uragani superfici pericolose per la stabilità dell’edificio. C’è del resto, nel colossale, un’attrazione, un proprio fascino, ai quali le teorie ordinarie dell’arte non sono affatto applicabili”.

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